domenica 2 giugno 2019

    PROGETTO:"A SCUOLA CON IL                   MUSEO" 

La classe quinta ha intrapreso un percorso di conoscenza del territorio attraverso un progetto patrocinato dal C.S.J dal titolo: "A scuola con il museo" progettato e realizzato dallo storico Aldo Gottardi. 
Il progetto ha avuto inizio con una sua presentazione dal punto di vista storico e geografico.
Successivamente è stata dedicata un'intera mattinata per la vista al Museo del Vetro in località "Antica Vetreria" a Carisolo.
Questo etnomuseo raccoglie cristalli, documenti, fotografie e strumenti di lavoro dei vetrai.

Grazie alla fondazione "Maria Pernici" nata nel 2003 che si occupa di recuperare e diffondere la memoria dell'antica lavorazione del vetro, qui in attività  dal 1805 al 1888, si possono effettuare visite didattiche.

Questi percorsi culturali sono supportati da plastici, pannelli con fotografie d'epoca ed esposizione di strumenti vari, egregiamente illustrati con passione ed entusiasmo dalla signora Manuela Bonfioli, una discendente della famiglia Pernici.

In seguito la classe si è divisa in gruppi e utilizzando le fonti ha steso un piccolo testo storico - descrittivo con l'aiuto  dell'esperto e dell'insegnante.



IL NOSTRO TESTO STORICO CON L'UTILIZZO DELLE FONTI

Guardando dalla piana di Pinzolo verso ovest l'imboccatura della Val Genova, che si snoda in una curva a gomito sotto la chiesa di Santo Stefano, si trovano in una grande estensione di prati molte case storiche (circa una decina) e una di queste è un etnomuseo denominato "Antica Vetreria".


L'Antica Vetreria era una fabbrica, dove anticamente si produceva il vetro, che è stata funzione dal 1805 al 1888.
I Bolognini e i Pernici hanno aperto la fabbrica perché in Val di Borzago e a Giustino c'era molto quarzo, mentre a Carisolo v'era molto legno per alimentare i forni che rimanevano accesi a una temperatura elevatissima (1100°- 1200°) da settembre fino a giugno. Inoltre c'era il fiume Sarca che faceva funzionare i macchinari con la sua energia idraulica.        



I proprietari della fabbrica chiesero aiuto ai maestri vetrai della Boemia. Anche la Boemia, come del resto la nostra regione, faceva parte dell'impero Austro-Ungarico, però dovevano comunque chiedere all'imperatore se potevano lasciare il loro paese e venire con le famiglie a lavorare alla vetreria. L'imperatore diede il suo consenso e da lì iniziò la storia della fabbrica. L'edificio oggi ospita un etnomuseo che espone e raccoglie:

  • gli strumenti per realizzare preziosi oggetti in vetro chiamati "Galanterie;  
  • dei plastici meravigliosi che riproducono fedelmente i vari passaggi della lavorazione; 
  • le fotografie dell'epoca;  
  • i documenti scritti. 
La maggior parte degli oggetti sono posizionati in deliziose vetrinette, come le famose galanterie o esposti su tavolini.


I documenti scritti sono ben conservati e riportano lettere, testimonianze e racconti del passato...
C'è anche, appeso alla parete, un interessante albero genealogico, che racconta la discendenza dei vecchi proprietari, oltre a delle fotografie dell'epoca con persone in posa e bellissimi paesaggi. Fra questi si riconoscono la chiesa di S. Stefano e la cava di Giustino, dove si estraeva il feldspato. Siamo rimasti impressionati da come le donne imballavano i manufatti raffinati di vetro "Galanterie", utilizzando della semplice paglia di segale.Venivano preparati per essere trasportati con dei carri, su strade sterrate e di difficile percorribilità fino a Riva del Garda e lì, attraverso il lago, giungevano a Desenzano e a Verona. Lungo la Val Rendena le merci arrivavano anche a Tione e da là, per la Val del Chiese e il lago di Idro, a Brescia e Milano.

                     LA   MOLAZZA

Fra tutti gli oggetti in bella mostra noi abbiamo scelto di descrivere la molazza che è uno strumento di lavoro molto importante. Era alimentata dalla forza dell'acqua della Sarca che la faceva ruotare e serviva per frantumare il quarzo e il feldspato. E' formata da tre grandi cerchi (ruote piene) di granito e legno che giravano continuamente.


Thomas

CANNA DA SOFFIO

La canna da soffio è uno strumento da lavoro. Si soffia nella canna per dare forma al vetro. É di metallo ed è lunga circa un metro e mezzo e larga quattro centimetri, stretta e allungata come una cannuccia gigante. All’estremità c’è una palla di vetro che si chiama “Pea”; viene presa dal crogiolo, dopo di che, attraverso la canna da soffio, si può dare forma all’oggetto desiderato. Questo macchinario è completo, oggi non è sostituito da nulla e si usa ancora per modellare artistici oggetti di vetro.

Isabella 
Crogiolo

Canna da Soffio

Giovanni




MODELLINO DELL'ANTICA SEGHERIA

L'oggetto che abbiamo scelto è il modellino della segheria. E' un modellino in scala realizzato in legno e in plastica, lungo un metro e alto trenta centimetri. Rappresenta il processo di lavoro, grazie al quale, i passato, era possibile ricavare tavole di legno dai tronchi degli alberi. Tutto ciò si realizza sfruttando l'energia dell'acqua del fiume limitrofo: la Sarca. L'acqua faceva girare la ruota del mulino, alla quale era attaccato un palo, il cui movimento rotatorio faceva muovere, in modo alternato (avanti e indietro), la sega che tagliava i tronchi.



                                                Maya

I NOSTRI DISEGNI


Imballaggio Galanterie  Thomas
La Piazza                          Giovanni
Cavallo di vetro                Luca

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