sabato 31 luglio 2021

PRIMA SCALATA DEL K2

La spedizione al K2 del 1954 è stata una spedizione alpinistica italiana sponsorizzata dal Club Alpino Italiano, dal Consiglio Nazionale delle Ricerche, dall'Istituto Geografico Militare e dallo Stato italiano, e guidata da Ardito Desio.

Il 31 luglio 1954, per la prima volta nella storia, si raggiunse la vetta del K2, la seconda montagna più alta del mondo.
La via seguita fu lo Sperone degli Abruzzi e i due alpinisti che raggiunsero la cima furono Achille Compagnoni e Lino Lacedelli, con il supporto dell'intero gruppo. Un contributo fondamentale fu fornito da Walter Bonatti e Amir Mahdi che, trasportarono a Compagnoni e a Lacedelli le bombole d'ossigeno rivelatesi poi essenziali al compimento della missione.
Le operazioni cominciano tra la fine di maggio e gli inizi di giugno. Si allestiscono i primi campi. Il 18 luglio le due cordate composte da Bonatti-Lacedelli e Compagnoni-Rey finiscono di predisporre i circa 700 metri di corde fisse sulla cosiddetta Piramide Nera, la difficile zona rocciosa poco sotto i 7000 metri che contiene il famoso Camino Bill. Gli alpinisti, aiutati dai portatori, si alternano nel trasporto di viveri ed altri rifornimenti ai campi avanzati.
Il 25 luglio viene raggiunta la quota di 7345 m e allestito il campo VII nel luogo dove si era trovato il campo VIII della spedizione americana del 1953. Seguono 2 giorni di maltempo.
Alle ore 18 del 31 luglio 1954, Achille Compagnoni e Lino Lacedelli raggiungono la vetta a 8611 m. L'Hunza Isakhan e gli altri alpinisti rimasti al campo VIII a 7627 m (Bonatti, Gallotti, Abram e Mahdi) li vedono raggiungere la vetta. 
Sulla vetta piantano una piccozza con le bandiere italiana e pakistana, e si tolgono i guanti per scattarsi vicendevolmente alcune foto. Per questo Compagnoni riporterà gravi congelamenti a due dita che dovranno in seguito essere amputate e lo stesso successe a Lacedelli ad un pollice. Dopo qualche tempo, cominciano la discesa. Raggiungono il campo VIII verso le 23 e festeggiano con i loro compagni.
La notizia giunse in Italia a mezzogiorno del 3 agosto e fu accolta con grande entusiasmo e come simbolo della rinascita del Paese nel dopoguerra: da quel momento il K2 divenne per tutti la montagna degli italiani.


Oggi…
16 GENNAIO 2021

STORICA PRIMA SALITA INVERNALE FIRMATA DAI NEPALESI

I nepalesi entrano nella storia dell’alpinismo realizzando la prima salita invernale del K2 (8.611 m), l’unico ottomila finora inviolato nella stagione più fredda.
La squadra, composta da 10 fortissimi alpinisti di tre spedizioni diverse, ha raggiunto la vetta il 16 gennaio 2021 alle ore 17 (ora pakistana), dallo Sperone degli Abruzzi. Il gruppo aveva concordato di riunirsi a 10 metri dal vertice per arrivare in vetta tutti insieme.


“E’ uno dei traguardi più grande nella storia dell’alpinismo, un buon esempio di lavoro di squadra. Grazie alla montagna per aver permesso questa scalata, se la montagna ti lascia salire, nessuno ti ferma.”

Le parole annunciate da Chhang Dawa Sherpa dal Campo Base

martedì 27 luglio 2021

UN'ALTRA CURIOSITÀ SULLA VAL GENOVA…



LO SAPEVATE CHE….

Dalla Val di Genova proviene un materiale roccioso davvero particolare, la TONALITE che, probabilmente, conoscete meglio con il nome di GRANITO dell'Adamello.

La roccia fu chiamata così dal geologo tedesco Gerhard vom Rath (1830-1888), che nel 1864 la descrisse, per ricordare il suo primo reperimento nel 1857 sul Passo del TONALE.

Questa roccia, diffusissima soprattutto nel Massiccio dell’Adamello e Presanella, ha l'aspetto bianco, punteggiato da minerali neri più o meno grossi disposti in modo irregolare.

domenica 25 luglio 2021

La Val Genova tra leggende e storie popolari (2^ parte)

Al Tof del Mal Neò

Signor Giudice, non so proprio come sia successo - farfugliò il buon Bortolo, al cospetto del giudice di Stenico. – Cioè, so bene quello che ho fatto, ma vi giuro, io non volevo...
- Bortolo della Todesca di Val Genova – lo interruppe il giudice - avete o non avete ucciso vostro nipote Giovanni?
- Sì, l'ho ucciso io...
- Lo avete o non lo avete gettato nel burrone che si apre sul Sarca tra Fontanabona e la Todesca?
- Sì, l'ho fatto - singhiozzò il povero vecchio, torcendosi una mano nell'altra. - Ma voi dovete capire... dovete lasciarmi spiegare...
- E spiegatevi, allora!
- Ecco, Giovanni è... era il mio unico nipote e io ero il suo unico zio. Mio padre, alla sua morte, aveva lasciato metà delle terre al padre di Giovanni, il buon Giuseppe, e metà a me. Alla morte di Giuseppe, la sua parte passò al figlio e... e da quel giorno non ho più avuto pace. Non era cattivo, Giovanni, no, era solo scapestrato e soprattutto invidioso dei miei poderi, delle mie vacche, dei miei boschi. Sapete: s fossi morto io, non avendo figli, lui avrebbe ereditato tutto... Non passava giorno che non mi tirasse qualche brutto scherzo: sapeste, signor Giudice, quanto buon latte ho dovuto buttar via perché sporco degli escrementi dell'asino di Giovanni! E quanti alberi sono stati misteriosamente segati e abbattuti di notte ... quanta erba dei miei prati è andata bruciata... Ma Giovanni era mio nipote, non potevo arrabbiarmi con lui... Mi sfogavo con gli amici alla locanda: piangevo di stizza, mi mangiavo le mani per la rabbia ma solo questo. Io non avrei torto un capello, al figlio di mio fratello! Poi un giorno lo incontro proprio sull'orlo del burrone di cui parlava lei signor Giudice: mi vede, mi viene incontro con una smorfia cattiva e strana in volto, afferra per un orecchio il vitellino che stavo riportando alle stalle e lo spinge di sotto! Così, senza dire una parola, solo per il gusto di vedere le lacrime riempire i miei occhi. Anche quella volta ho sopportato, ho taciuto, ho scosso la testa e me ne sono tornato a casa da solo, senza vitello. Qualche tempo dopo, guarda caso nel medesimo punto della valle, ci incontriamo di nuovo e lui, Giovanni, è ubriaco dalla testa ai piedi: non sa più nemmeno parlare, da tanto vino ha bevuto! Stringe un bastone in mano: lo alza su di me per picchiarmi senza motivo e io lo afferro, lo tengo stretto stretto e lo spingo indietro. È caduto di sotto senza nemmeno urlare: forse non se n'è nemmeno reso conto, povero ragazzo... E morto così, Giovanni... l'ho ucciso in questo modo...
Bortolo tacque e quel nodo doloroso in gola finalmente si sciolse in un pianto dirotto.
Anche il giudice rimase in silenzio: guardando alle spalle dell'imputato incontrò i volti seri della gente di Rendena e sui loro occhi lesse la verità: il buon vecchio Bortolo in vita sua non aveva mentito.
- Bortolo della Todesca di Val Genova - esclamò dopo un lungo silenzio - per l'autorità concessami dal principe vescovo di Trento io ti assolvo dall'accusa di aver deliberatamente ucciso Giovanni tuo nipote e ti comando di tornartene nella tua valle, a vivere in pace gli anni che ti restano!
E così avvenne: Bortolo, circondato dall'affetto degli amici, ritornò in Val Genova e lì trascorse tranquillo gli ultimi anni di vita. Fece in modo, però, di non dover più passare da quel maledetto burrone, che da allora prese il nome di Tof del Mal Neò.



                                                                                                   da: comune.pinzolo.tn.it/Territorio/La-cittadina-di-Pinzolo/Leggende

martedì 20 luglio 2021

Il primo sbarco sulla Luna

Alle ore 9:32 locali di mercoledì 16 luglio 1969 si accesero i motori.

Un boato scosse la base spaziale di Capo Kennedy in Florida, è il Saturno V si alzò dalla rampa n.39 A, dritto come un fuso.

I tre astronauti, Neil Armstrong comandante del volo Apollo 11, Edwin Aldrin, pilota del lem, Michael Collins, pilota del modulo di comando, erano schiacciati contro i loro sedili. Alle ore 12:57 gli astronauti erano nello spazio profondo e la Terra appariva sempre più piccola alle loro spalle.

Fu effettuata una nuova manovra: il Lem, la navicella destinata a posarsi sulla Luna, venne preparato per essere utilizzato.

L’inserimento nell’orbita lunare dell’Apollo 11 avvenne sabato 19 luglio, nella faccia nascosta alla Terra. 

Lo spettacolo che si offrì agli occhi degli astronauti fu così descritto da Armstrong: - È una vista meravigliosa! Vedo dietro la Luna l’orlo del Sole. È un bordo frastagliato di fiamme smisurate.

È come se la Luna fosse scivolata dentro il Sole. Vedo la Terra illuminata dal Sole e la Luna, la nostra faccia, illuminata dai riflessi della Terra. Scorgo chiarissimi i creatori lunari.

Il Lem toccò il suolo lunare domenica 20 luglio 1969 alle ore 16.17.51 in un luogo denominato poi Baita della Tranquillità.

Sulla Terra tutti attendevano con pazienza di vedere gli astronauti camminare sulla Luna.

Finalmente, alle ore 22:40, il portello fu aperto e Armstrong raggiunse il balconcino della navicella. Cominciò a scendere con un passo lento e solenne perché capiva che il momento era storico e lui rappresentava tutta l’umanità.

È poco dopo giunto in fondo alla scaletta di 7 gradini disse: 


Sono in fondo: ora scendo dal Lem.

Questo è un piccolo passo per l’uomo, ma un gigantesco balzo per l’umanità



Domenico Eugenio Ravalico, il meraviglioso mondo della fisica, Edizioni Paoline

sabato 17 luglio 2021

Giochi e giocattoli

Ogni giocattolo, in quanto testimonianza dell'epoca che l'ha prodotto, diventa la chiave per comprendere, con ricchezza di particolari, fatti e momenti del passato.



Scrive Mario Lodi: 
“… tutti i bambini del mondo, nei primi anni di vita, in condizioni di normalità, esplorano e scoprono il mondo-ambiente in cui vivono per mezzo del gioco… 
I giocattoli sono gli amici più cari che accompagnano la loro crescita intellettuale ed affettiva”

venerdì 16 luglio 2021

La Val Genova tra leggende e storie popolari

Come si fanno il burro, il formaggio e...

Stava ormai camminando da più di due ore, la vecchina. Partita da Carisolo nel tardo pomeriggio, portando con se solo due tozzi di pane secco, voleva giungere fino in fondo alla Val Genova, là dove i pastori accudivano al bestiame... era l'epoca, quella, in cui gli uomini portavano al pascolo le mucche solo per averne del buon latte: nessuno ancora conosceva i segreti per farne del burro, del formaggio o della ricotta. Ma l'anziana donna doveva accontentarsi: più povera ancora d'un uccellino affamato, sapeva di poter mangiare quei due pezzi di pane duro come il sasso solo ammorbidendoli con un po' di latte, ed ecco il motivo di quella lunga camminata.
La notte scese improvvisa, cogliendo la viandante nel punto più stretto della valle, là dove il sentierino si perde nell'intrico del sottobosco... era la «porta delle streghe», quella, e infatti...
- Dove stai andando, vecchia? - berciò da un albero una civetta, che subito dopo balzò a terra trasformandosi in un'orrenda strega. La poveretta si fermò con un balzo al cuore: non aveva mai visto una strega, lei, e quella lì ai piedi dell'albero era veramente brutta, cenciosa e sporca, con una lunga scopa in mano.
- Vado dai pastori a farmi dare un po' di latte... sono senza denti e il poco pane che possiedo è duro, troppo duro...
- Fammi assaggiare! - ordinò quell'altra facendosi ancor più vicina.
Afferrò il pane secco che la vecchia le porgeva e... - Ma è duro sul serio, sembra di pietra! Su, vieni con la strega casàra!
Una forza misteriosa obbligò l'anziana donna a montare in groppa alla scopa: aggrappandosi al mantellaccio unto e lacero della strega, vide il terreno allontanarsi veloce sotto di lei, le punte degli alberi farsi lontane e il freddo della notte l'avvolse, obbligandola a chiudere gli occhi. Dopo un istante, un solo piccolissimo istante, i suoi piedi toccarono nuovamente terra e...
- Ecco, siamo arrivate sui pascoli della Val Genova - disse la strega.
- Scendi e aspettami qui!
L'orrendo mostro tornò di lì a poco con un secchiello di latte. Fece cenno alla vecchina di avvicinarsi e di sedere ai piedi d'un masso di granito. Poi cominciò a lavorare. Con una mano scremò il latte, deponendo con cura la panna morbida e fresca in una piccola zàngola, che prese a cullare avanti e indietro, cantando nenie misteriose... «La luna ciara, el bosco scuro, zìngola zàngola, ho fato el burro»... Finito di cantare, la strega aprì l'arnese e ne trasse una pasta bianca, tenera come la cera: sempre usando le mani la squadrò per bene e sul panetto così ottenuto disegnò con un'unghia il profilo delle montagne attorno e la luna alta nel cielo.
- Ecco, questo è il burro. Sentirai com'è buono, col tuo pane vecchio. Torna a casa e racconta pure alle tue amiche come si fa il burro con la panna: se vuoi sapere, invece, come si cuoce il latte per averne del formaggio, fatti vedere domani sera al solito posto, alla «porta delle streghe». Ciao...



martedì 13 luglio 2021

La Val Genova

La Val Genova ha sempre impressionato la fantasia degli abitanti locali che, fin dai tempi antichi l’hanno frequentata, dando origine a molte leggende e storie popolari.
Tra i racconti più importanti ricordiamo quelli di Nepomuceno Bolognini che diede un nome fantastico a molti dei sassi che si incontrano risalendo la stessa valle.
Tali nomi ricordano le streghe e i diavoli che, si dice, siano stati relegati proprio in Val Genova dai Padri del Concilio di Trento.
Tra i più “famosi” ricordiamo: Ciata da Gal, Belajàl, Puntirol, Barzola, Schina da Mul, Manarot...

"...Ed ecco, allora, Zampa da GaI, un enorme masso erratico che all'apparenza se ne sta immobile all'ingresso della valle, ma che non appena scorge di lontano un cristiano in arrivo, corre di filato da Belajàl, il re dei dèmoni, ad avvisarlo del malcapitato. Quella di Belajàl, capo dei diavoli, signore delle streghe, male dei mali, è la roccia più grande che si alza nei pressi della cascata del Nardìs. Accanto gli sta il fido Pontiròl, sempre pronto a obbedire al minimo cenno del suo padrone. Tocca a lui correre di qui e di là a portare gli ordini di Belajàl, convocare ora questa, ora quella strega, dirgli delle povere anime cadute nelle trappole dell'inferno, farlo ghignare di gioia crudele al racconto dei cento e cento scherzi combinati ai danni degli uomini. ... "

Fortuna vuole che tutti questi mostri, oggi, siano disseminati in VaI Genova sotto forma di rocce inoffensive. 
Comunque, a scanso di brutte avventure, quando ti troverai a passare di lì, parla sottovoce, non disturbare la quiete di quei posti e se proprio vuoi riposarti all'ombra fresca di un masso, non nominare il nome del Diavolo invano!



                                                                                                   
                                                       
                                                           da: comune.pinzolo.tn.it/Territorio/La-cittadina-di-Pinzolo/Leggende

martedì 6 luglio 2021

La solidarietà non va in vacanza

Come cooperativa scolastica abbiamo deciso di donare il nostro ricavato a due associazioni che si occupano, tra le tante cose, anche di bambini.   

Ecco, quindi, che abbiamo contattato Emergency e AIL Trentino con la speranza di aver regalato un po' di gioia a chi è meno fortunato di noi.

Di seguito la lettera che AIL ci ha gentilmente inviato come ringraziamento del nostro gesto.

I ragazzi della cooperativa scolastica "I Girasoli" cl. V Carisolo





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