domenica 25 luglio 2021

La Val Genova tra leggende e storie popolari (2^ parte)

Al Tof del Mal Neò

Signor Giudice, non so proprio come sia successo - farfugliò il buon Bortolo, al cospetto del giudice di Stenico. – Cioè, so bene quello che ho fatto, ma vi giuro, io non volevo...
- Bortolo della Todesca di Val Genova – lo interruppe il giudice - avete o non avete ucciso vostro nipote Giovanni?
- Sì, l'ho ucciso io...
- Lo avete o non lo avete gettato nel burrone che si apre sul Sarca tra Fontanabona e la Todesca?
- Sì, l'ho fatto - singhiozzò il povero vecchio, torcendosi una mano nell'altra. - Ma voi dovete capire... dovete lasciarmi spiegare...
- E spiegatevi, allora!
- Ecco, Giovanni è... era il mio unico nipote e io ero il suo unico zio. Mio padre, alla sua morte, aveva lasciato metà delle terre al padre di Giovanni, il buon Giuseppe, e metà a me. Alla morte di Giuseppe, la sua parte passò al figlio e... e da quel giorno non ho più avuto pace. Non era cattivo, Giovanni, no, era solo scapestrato e soprattutto invidioso dei miei poderi, delle mie vacche, dei miei boschi. Sapete: s fossi morto io, non avendo figli, lui avrebbe ereditato tutto... Non passava giorno che non mi tirasse qualche brutto scherzo: sapeste, signor Giudice, quanto buon latte ho dovuto buttar via perché sporco degli escrementi dell'asino di Giovanni! E quanti alberi sono stati misteriosamente segati e abbattuti di notte ... quanta erba dei miei prati è andata bruciata... Ma Giovanni era mio nipote, non potevo arrabbiarmi con lui... Mi sfogavo con gli amici alla locanda: piangevo di stizza, mi mangiavo le mani per la rabbia ma solo questo. Io non avrei torto un capello, al figlio di mio fratello! Poi un giorno lo incontro proprio sull'orlo del burrone di cui parlava lei signor Giudice: mi vede, mi viene incontro con una smorfia cattiva e strana in volto, afferra per un orecchio il vitellino che stavo riportando alle stalle e lo spinge di sotto! Così, senza dire una parola, solo per il gusto di vedere le lacrime riempire i miei occhi. Anche quella volta ho sopportato, ho taciuto, ho scosso la testa e me ne sono tornato a casa da solo, senza vitello. Qualche tempo dopo, guarda caso nel medesimo punto della valle, ci incontriamo di nuovo e lui, Giovanni, è ubriaco dalla testa ai piedi: non sa più nemmeno parlare, da tanto vino ha bevuto! Stringe un bastone in mano: lo alza su di me per picchiarmi senza motivo e io lo afferro, lo tengo stretto stretto e lo spingo indietro. È caduto di sotto senza nemmeno urlare: forse non se n'è nemmeno reso conto, povero ragazzo... E morto così, Giovanni... l'ho ucciso in questo modo...
Bortolo tacque e quel nodo doloroso in gola finalmente si sciolse in un pianto dirotto.
Anche il giudice rimase in silenzio: guardando alle spalle dell'imputato incontrò i volti seri della gente di Rendena e sui loro occhi lesse la verità: il buon vecchio Bortolo in vita sua non aveva mentito.
- Bortolo della Todesca di Val Genova - esclamò dopo un lungo silenzio - per l'autorità concessami dal principe vescovo di Trento io ti assolvo dall'accusa di aver deliberatamente ucciso Giovanni tuo nipote e ti comando di tornartene nella tua valle, a vivere in pace gli anni che ti restano!
E così avvenne: Bortolo, circondato dall'affetto degli amici, ritornò in Val Genova e lì trascorse tranquillo gli ultimi anni di vita. Fece in modo, però, di non dover più passare da quel maledetto burrone, che da allora prese il nome di Tof del Mal Neò.



                                                                                                   da: comune.pinzolo.tn.it/Territorio/La-cittadina-di-Pinzolo/Leggende

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